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Archivio di Stato di Rieti

Gli aggiustamenti amministrativi

La nuova provincia di Rieti, al 1927, risultava formata da dieci mandamenti amministrativi e sessantatre comuni, di cui cinquanta provenienti dalla provincia di Roma e tredici da quella dell'Aquila. I mandamenti erano quelli di Amatrice, Borbona, Borgocollefegato (Borgorose), Cittaducale, Fara in Sabina, Leonessa, Orvinio, Poggio Mirteto, Rieti, Roccasinibalda. Le aree geostoriche inglobate erano almeno sette: la Valle del Tronto a nord, con Amatrice e Accumoli, tra le Marche e l'Abruzzo; la cosiddetta «zona umbra», che unisce l'altopiano di Leonessa con le montagne di Poggio Bustone fino a Rivodutri e Labro; la media e alta valle del Velino a est, dalle porte di Rieti a Cittaducale, Antrodoco e fino a Cittareale, zona «abruzzese»; la valle del Turano, con Roccasinibalda e Poggio Moiano, area di transizione tra la parte abruzzese e la Sabina; l'area prettamente laziale della Sabina, a sud-ovest del monti sabini, fino alla sponda destra del Tevere, con Poggio Mirteto, Magliano e Fara Sabina; la piana reatina con Rieti, le sue frazioni (gli antichi castelli) e Contigliano.

Ai mandamenti amministrativi non corrisposero esattamente quelli giudiziari. Le regie preture ebbero infatti sede nei capoluoghi di mandamento, ma con circoscrizioni leggermente diverse. Inoltre, l'organizzazione finanziaria della provincia comprendeva otto uffici del registro e quattro uffici distrettuali delle imposte, dipendenti dalla Regia intendenza di finanza di Rieti.

Nel 1928 avvennero alcune modifiche circoscrizionali: i comuni di Micigliano e Borgovelino furono soppressi e aggregati a quello di Antrodoco; Montasola e Vacone furono aggregati a Cottanello; Rieti inglobò i comuni di Cantalice, Contigliano, Lugnano e Poggio Fidoni. Alla fine del secondo conflitto mondiale i comuni soppressi furono ricostituiti, tranne che a Poggio Fidoni e a Lugnano, e in seguito ne sarebbe nati anche due ex novo: Colle di Tora nel 1948 e Colli sul Velino nel 1957. Nella frazione di Vazia, l'antica Villa Troiana di Lugnano, fu costituita un'amministrazione separata per la gestione degli usi civici. Sempre nel 1928 fu istituito nel capoluogo il Consorzio di bonifica della piana reatina, voluto dal principe Potenziani, che realizzò la sistemazione idraulica di tutta la vallata, portata poi veramente a compimento con la realizzazione degli invasi artificiali del Salto e del Turano. Nel 1929 fu riportato a Rieti il tribunale.

Dopo la liberazione dall'occupazione tedesca nell'estate del 1944, si iniziò a discutere sull'opportunità di mantenere o cancellare la struttura amministrativa creata dal fascismo. Si accesero feroci polemiche sulla destinazione delle terre a est, che chiedevano il ritorno all'Abruzzo, e di quelle a sud, proiettate verso Roma. La Deputazione provinciale, istituita con decreto prefettizio del 5 agosto 1946, dovette impegnarsi, oltre che nella ricostruzione materiale, anche in quella della coesione morale dei territori sotto la propria giurisdizione. Quando nel 1952 la Deputazione fu sciolta per lasciare il posto al consiglio insediatosi dopo le elezioni, le polemiche erano ormai sopite per almeno due ordini di motivi: innanzitutto, le province andarono perdendo molte delle loro prerogative senza trovare alternative in nuove e più dinamiche realtà amministrative; in secondo luogo, l'Aquila si impegnò in una polemica ben più aspra con Pescara, che ne insidiava il ruolo di prima città dell'Abruzzo, e trascurò le sue ex pertinenze reatine.

Fu l'attuazione del titolo V della Costituzione, riguardante le regioni, a riportare alla ribalta le controversie territoriali sulla provincia di Rieti, stavolta alimentate anche da parte umbra. Nel 1970 nacque addirittura una nuova associazione, l'Unione regionale sabina, con lo scopo di difendere gli interessi politici, economici e sociali delle popolazioni sabine in contesto tanto laziale quanto nazionale. Analoghi sussulti sul fronte dell'identità storica e amministrativa continuano a caratterizzare la vita della provincia reatina ancora oggi. Vari comuni hanno minacciato a più riprese di lasciare la provincia di Rieti e il Lazio: è accaduto nei casi di Leonessa (dove a fine 2008 si è tenuto un referendum in cui la grande maggioranza degli abitanti si è pronunciata a favore dell'aggregazione all'Umbria, ma non è stato raggiunto il quorum necessario) e Amatrice (dove il referendum di secessione è stato più volte minacciato). Viceversa il territorio della bassa Sabina, che grazie agli efficaci collegamenti con Roma è ormai divenuto a tutti gli effetti un satellite nell'orbita della capitale e ha conosciuto un notevole sviluppo economico e demografico (dovuto all'immigrazione di pendolari da Roma), si trova invece a combattere una trasformazione del territorio in periferia romana che l'accomuna ai centri dell'area tiberina: è il caso, per esempio, di Magliano Sabina, dove nel 2011 avrebbe dovuto svolgersi un referendum per il passaggio all'Umbria, revocato all'ultimo momento. Mentre il Reatino vive il problema opposto rispetto a quello sabino, ossia quello del suo mancato sviluppo e del suo persistente isolamento, si è tornato a discutere anche di un'eventuale cambio di regione da parte dell'intera provincia o della creazione, insieme alle altre province laziali, di una nuova regione che escluda Roma.



Ultimo aggiornamento: 29/02/2024